28 febbraio 2012

Francia batte Italia sulla cultura

Il confronto Italia Francia sulla cultura è impietoso.
Non solo in Francia non è stato tagliato neanche un euro al ministero della cultura, non solo il ministro della cultura francese ha accettato l'intervista di Raffaella Pusceddu (mentre il ministro Ornaghi non si è nemmeno degnato di rispondere all'invito), dicendo che proprio nei periodi di crisi sono necessari i finanziamenti alla cultura, come un investimento per lo sviluppo del territorio (citando i casi dei musei di Metz e di Bilbao).
In Francia esiste una legge che da benefici fiscali ai privati che effettuano una donazione nella cultura, fino al 60%.
Anche per questo la Francia batte l'Italia sulla cultura.
Mentre lì Versailles splende nella sua magnificenza e gli archivi di stato sono l'orgoglio nazionale, in Italia si spendono milioni di euro (7 per la precisione) per il sito Cultura Italia: dopo anni di lavoro e i soldi spesi, servirà ancora del tempo affinchè sia pienamente fruibile per il pubblico.

E la dottoressa Caffo, di fronte alla giornalista di Presadiretta è sbottata "non sono d'accordo con questa impostazione".




In Italia la cultura non è vista come un'industria che produce sapere, che apre le menti delle persone: Presadiretta ha raccontato gli episodi del lido di Venezia e della nuova cinecittà a Roma.
Per costruire il nuovo palazzo del Cinema a Venezia sono stato spesi fino ad ora 30 ml di euro: per costruire un buco pieno di amianto che ora aspetta pure la bonifica.
Siccome il comune non aveva i soldi, ha venduto ai privati i suoi pezzi migliori, ad una società di proprietà di un ex assessore al comune, la Est Capital.
Il cantiere del Palazzo del Cinema, affidato alla Sacaim, una delle imprese più potenti a Venezia e nel Veneto, si è impantanato perché, ai primi scavi è venuto fuori amianto. E più si scavava più ci si imbatteva nella micidiale sostanza. I costi in questi tre anni sono impazziti: fra progettazioni e lavori si è già speso 35 milioni. Troppo per avere solo una voragine e per la pazienza dei lidensi, già minata dalla distruzione di una delle più belle pinete dell'isola, centotrenta alberi sbaraccati. Che la pineta non si dovesse radere al suolo erano convinti anche i progettisti del Palazzo del Cinema (Rudy Ricciotti e lo studio 5+1AA).
Ma l'argomento che ora inquieta gli abitanti del Lido (circa sedicimila persone) è un altro: il Palazzo del Cinema chissà quando l'avremo, ma intanto galoppano i progetti immobiliari che servivano a pagare l'opera fantasma. Ci troveremo un territorio stravolto, dicono, in cambio di che cosa? L'area dell'Ospedale a Mare è stata acquistata da un fondo immobiliare, Est Capital, sorto per iniziativa di un ex assessore della giunta Cacciari, Gianfranco Mossetto. Il quale esibisce sfarzosi progetti per far tornare il Lido, dice, ai fasti di un secolo fa. La prima mossa il gruppo l'ha compiuta nel 2007, acquistando i due gioielli del turismo lidense, l'Hotel des Bains e l'Hotel Excelsior e il Forte di Malamocco, un complesso militare austriaco costruito a metà Ottocento. Il Des Bains, scenario dei turbamenti di Gustav von Aschenbach nella Morte a Venezia di Thomas Mann, è in ristrutturazione da due anni. L'albergo verrà trasformato parzialmente in residence, ma i lavori sono fermi e non si sa quando riprenderanno. Anche il Forte di Malamocco è investito da un progetto: 32 ville, un albergo, una piscina e altre attrezzature. Anche se non rientrano nell'operazione finanziaria per il Palazzo del Cinema, questi interventi cascano fra le competenze di Spaziante, che nei fatti, insieme a Est Capital, sta disegnando il futuro del Lido. A poche decine di metri dall'Ospedale a Mare c'è l'area della Favorita, quasi due ettari di terreno. Il Comune, che ne è proprietario, vorrebbe vendere anche questa e anche questa finirebbe cementificata. Ma per il momento le offerte non raggiungono i 20 milioni richiesti: si sono fatti avanti i comitati ambientalisti, offrendo la cifra simbolica di un euro, un gruppo romano (8 milioni) e la solita Est Capital (10 milioni). 

E Venezia, uno dei gioielli del turismo culturale italiano, si sta piano piano svendendo ai privati: il ponte del Rialto alla Diesel, il fondaco dei Tedeschi ai Benetton.

Il destino degli spazi di Cinecittà, in gestione alla Cinecittà studios potrebbe essere quello del cemento: al posto dei seti dove hanno girato i grandi registi italiani, alberghi, ristoranti e parchi a tema.
I set si smobilitano perchè, si dice, i lavoratori costano troppo. E in quegli spazi, si producono il grande fratelli e le trasmissioni della De Filippi.
E il cinema italiano? Che futuro avrà?

Il professor Sacco, della libera università di Milano ha le idee precise:  la politica non è un lusso, e queste affermazioni dimostrano quanto rozza sia la concezione della cultura ahce abbimao in Italia. Qui serve un disegno politico economico che dia alla cultura un peso strategico che deve avere.
Ancora non abbiamo perso il treno, per rilanciare la cultura, non solo come conservazione dei beni (che tra l'altro nemmeno sappiamo fare), ma come produzione di idee, per aprire le menti e mettere in discussione le proprie scelte.

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