31 agosto 2012

L'estate delle manovre su carta

Lo ammetto, l'anno scorso mi sono divertito di più: le proposte più svariate (e non attuate) per ridurre il debito, per mettere a posto quei conti che ancora oggi non lo sono .. il taglio delle province, delle festività, delle feste patronali.

Quest'anno, di estate, si è parlato di roghi, ovviamente. E anche dell'Ilva a Taranto, che sta continuando a inquinare e a far ammalare le persone, ma purtroppo, non possiamo farci nulla perchè sul piatto della bilancia, dall'altra parte, c'è il profitto, l'industria, la produttività.

Ma anche degli annunci roboanti dei ministri tecnici per uscire dalla crisi (“la fine del tunnel è vicina”), per rientrare dal debito, per aiutare i giovani.
Proposta puntualmente smentite. Scusate, ci siamo sbagliati, non possiamo abbassare le tasse.


Piacerebbe chiedere a questi tecnici (cui oggi in tanti chiedono pure il bis per la prossima legislatura) quale delle loro riforme (pensioni, lavoro, decreto sviluppo) contiene all'interno dei contenuti per i giovani, per il lavoro, per le donne.
E piacerebbe chiedere anche ai politici che si candidano a guidare il paese, o che si auspicano le grandi alleanze, cosa intendono fare su disoccupazione giovanile, l'Alcoa in Sardegna, sullo sviluppo da dare al paese. Che idea avete per il nostro futuro?
Grandi opere, TAV, inceneritori, cemento?

Il caso dell'Ilva, e le polemiche sulle intercettazioni tra Mancino e Napolitano sono la cartina al tornasole di quanto sta succedendo. Da una parte quelli che vorrebbero applicare le leggi, i principi della Costituzione, cambiare le cose, o farla finita coi misteri d'Italia (come la trattativa, che si dice sempre presunta). Dall'altra i conservatori. Ecco perchè le proposte, i gridi di guerra (contro l'evasione, per la crescita) sono solo proposte di carta, elettorali.  
L'immagine di questa estate? I libri della biblioteca di Gerardo Marotta (la biblioteca per gli studi filosofici) tra  rifiuti e degrado.

11 agosto 2012

Mare, sapore di mare


Agosto, tempo di vacanze, tempo di mare, di letture, di ozio, di riposo.
A farmi compagnia, Costantino: non il tronista, ma l'imperatore guerriero, così come l'ha raccontato (con grande forza ed efficacia) Simone Sarasso in “Invictus”:
Il vento chiesa di sale. E la luce d'alabastro delle finestre. L'Impero, là fuori, con il cuore in gola. È il tramonto. La fine di una vita intera. Costantino fissa la porpora gettata sul pavimento, la veste bianca che ha indosso, leggera come lo scirocco. Guarda le proprie mani. Mani che hanno stretto il mondo, ora buone a malapena per aggrapparsi alla sedia accanto al letto.
Vacilla. La testa ingombra di febbri e di pensieri. Si specchia negli occhi umidi di Eusebio.Il vescovo sbatte le palpebre e lo osserva come si ammira un prodigio. Come Cristo sceso in terra.Costantino non l'ha mai sopportato: quel piglio contrito, quelle manine da sarta, la continenza a mezza voce. E quell'insopportabile puzzo d'arianesimo che ancora si porta appresso.«Reggimi» gli comanda. «Non voglio morire prima d'aver visto un altro tramonto.»

E, visto che un libro da solo non può bastare, un altro tuffo nel passato, più recente questa volta: “La bella di Chiaravalle” (link per ordinare su ibs) di Dario Crapanzano. Giallo milanese ambientato nel 1952, dove il commissario Mario Arrigoni è alle prese col cadavere di una bellissima ragazza, rinvenuto in una casa del popolarissimo (allora) quartiere di Greco. Carolina, ex mondina, ora dedita al mestiere più antico del mondo.

Buon riposo, per qualche settimana o buon lavoro per chi rimane. 

Soldi sesso e segreti: i panni sporchi del regime


Soldi, sesso e segreti.
La puntata della Grande Storia ha finalmente messo fine a uno dei tanto luoghi comuni che, a furia di sentire ripetere, diventano verità.
Erano fascisti, avevano tolto agli italiani delle libertà, mandavano qualcuno al confine, qualcuno è stato bastonato, ma almeno non rubavano.
E invece no: “fascisti, arricchitevi!” è stato il grido di battaglia della rivoluzione in camicia nera: un accaparrarsi dei posti nelle aziende di stato, nelle banche, nei giornali, nelle forze armate.
E fu tutto un magna magna: dal conte Volpi di Misurata (quello della Sade e del Vajont, di cui ha raccontato Marco Paolini), Costanzo Ciano (l'eroe di guerra, con tanti conflitti di interesse), Leandro Arpinati (sottosegretario con interessi nelle costruzioni), Buffarini Guidi (arricchitosi alle spalle delle famiglie ebree), il ras Farinacci (fascio e mazzette).
I sussidi concessi da Mussolini con i suoi fondi personali (ma sempre soldi pubblici), per tutti gli amici e amiche che venivano a battere cassa a Palazzo Venezia.


I soldi degli industriali per favorire Mussolini (e per spartirsi le commesse per gli appalti di materiale bellico): Alberto Pirelli, consigliere economico di Mussolini i cui pneumatici erano su tutti i veicoli destinati alla guerra, il senatore Giovanni Agnelli della Fiat, che proprio con lo stato italiano vinceva commesse per autocarri e mezzi di trasporto. Il conflitto di interessi non è cosa solo di oggi.


E tutta la stola dei faccendieri (anche allora) che speculavano sui costi della guerra (quella dove sono morti migliaia di italiani, in Africa prima e in Europa poi).
La banche salvate coi soldi pubblici (la Banca di Roma, la Banca Commerciale), con una perdita per lo Stato di 5 miliardi di lire. 
Il fascismo, e la guerra poi, sono state un affare per molti parassiti in camicia nera, industriali, banchieri, amanti, uomini del sottobosco di governo.

Un sistema di potere appoggiato sulla corruzione, sui soldi, sui ricatti sessuali, sulle invidie, sulla brama di potere dove quei pochi illusi che cercarono di fare pulizia all'interno del partito fascista furono cacciati via: Augusto Turati (che aveva redatto per Mussolini la lista dei dirigenti del partito divisi in due fasce, i fessi e gli araffoni)e Giuliano Giuriati tra i pochi.

Soldi, sesso e segreti.
Soldi per le ruberie del regime, gli arricchimenti facile, gli imbrogli nei lavori pubblici, le risorse dirottate nelle tasche di amanti, parenti e amici.
Sesso: Mussolini usava l'arma del ricatto per tenere a bada i suoi nemici e anche i dirigenti e ras del partito. L'arma più umiliante, quella dell'accusa di omosessualità. Accusa per cui erano sufficienti solo delle voci, anche non vere, per screditare un personaggio potente ma che, come Turati o Giuriati, si stava permettendo di ficcare il naso negli intrallazzi dei vari Farinacci, Ciano e Volpi.
Sesso come strumento per scoprire informazioni: dentro i bordelli l'OVRA aveva piazzato le sue persone. Non solo Mussolini aveva schedato migliaia di italiani, potenziali nemici, ma aveva schedato anche le loro abitudini sessuali. Tutto faceva comodo per essere usato come arma di ricatto. 
Infine le amanti del duce e i suoi figli segreti: dalla Balabanoff, alla Sarfatti ad Ilda Dalser. 
Infine i segreti.
I segreti inconfessabili del regime: gli accordi con gli industriali del nord (che finanziarono la sua ascesa nel 1920 per contrastare le rivolte degli operai nelle fabbriche), e anche con la Massoneria.
Se la Massoneria, dopo essere stata usata, fu posta fuorilegge, perchè M. non poteva tollerare uno stato nello stato, con gli industriali il duce fu molto riconoscente.
Nel 1935, col pretesto del “posto al sole”, iniziò la guerra in Etiopia. Un affare per banche, le aziende belliche, le aziende di costruzioni.
La guerra costò al paese 53 miliardi di lire: la Pirelli arrivò a lucrare persino sulle maschere antigas per l'Iprite (il gas che non poteva essere usato perchè al bando).


La guerra dei clan Ciano (la figlia Edda e Galeazzo) e Petacci (l'ultima amante) e il ricatto affettivo di cui Mussolini fu vittima consapevole.
Anche questa, una storia di nepotismo alla corte di Mussolini, che aiutò l'ascesa e gli affari dei parenti di Claretta e sorvolò sulle speculazioni (immobiliari) di Galeazzo.

Infine, il segreto scoperto da poco dal Vaticanista Benny Lai: quei 3 milioni di dollari che Mussolini fece accreditare tramite lo Ior per trasferirli poi negli Stati Uniti. Era il 1942, e gli USA erano una nazione nemica.

Si preparava ad un esilio volontario negli States?
Non lo sapremo mai. Anche per questo, non si deve smettere di studiare la nostra Storia.

10 agosto 2012

Soldi, sesso e segreto

La grande storia - Mussolini, soldi sesso e segreti.

Il documentario di questa sera porterà alla luce un aspetto poco raccontato del fascismo, ben lontano dalla diffusa mitologia secondo cui, con Mussolini e il fascismo non si rubava, lo Stato funzionava, le grandi opere procedevano ..

Non è così: dietro la facciata di virilità, efficienza, giustizia, si nascondeva un sottobosco di meschinità, segreti, ricatti, donne facili, scandali, carriere strepitose e carriere stroncate. Dietro la facciata di Mussolini  da buon padre di famiglia ( l'uomo della provvidenza), avventure con amanti, attrici, prostitute, spie. Questa sera, La grande storia racconterà dei  panni sporchi del regime (questo documentario è già stato trasmesso l'anno scorso a luglio). 

La scheda della puntata:
Per anni si è aggirato tra gli italiani un luogo comune: il Fascismo era, sì, una dittatura, che aveva strappato con violenza la libertà agli italiani, aveva eliminato ogni opposizione e dissenso, ogni libertà di stampa e partito politico, ma, almeno – è questo il luogo comune - i fascisti non rubavano, non erano corrotti, non corrompevano, non favorivano, non piegavano lo Stato ai propri interessi. Così non era.
Il film-documento della Grande Storia, con l’aiuto di documenti rintracciati presso L’Archivio di Stato, racconta ora truffe e speculazioni, arricchimenti improvvisi e profitti illeciti, malversazioni, scandali, carriere strepitose e inspiegabili, insomma: i panni sporchi del Regime. Un continuo malaffare sotto gli occhi di Mussolini che copre e tollera, da un lato per compensare chi ha creduto in lui e lo ha aiutato nel momento dell’ascesa, dall’altro per tenerlo in pugno con l’arma del ricatto.
Non solo soldi, ma anche sesso come strumento di controllo e di potere: dal talamo nuziale all’alcova del bordello, ovunque l’orecchio dell’OVRA è in ascolto. Dossier, lettere, minacce, accuse vere e false oscenità, inganni, arresti, frodi, ricatti. Tutti contro tutti: Gerarca contro Gerarca, amante contro amante, e l’accusa di omosessualità come arma politica. La sola insinuazione è umiliante, degradante. Proprio con questa accusa vengono travolti e brutalmente emarginati i due onesti moralizzatori e segretari del Partito Nazionale Fascista Augusto Turati e Giovanni Giuriati. Un dossier con l’accusa di pederastia sarebbe stato preparato anche contro il principe Umberto, per impedire la successione al padre sul trono d’Italia.
Il film-documento prosegue con la vita privata di Mussolini: due mogli e le altre, artiste, intellettuali, contadine, modiste, pianiste, giornaliste, ma anche prostitute e agenti segrete, sessanta relazioni “certificate” e molte altre clandestine. La Grande Storia mostra per la prima volta in tv i volti sconosciuti di due di queste donne: la famosissima pianista Magda Brard e la giornalista di "Le Matin", Magda Fontanges. Sono due documenti filmati scoperti dall’autore negli archivi francesi Gaumont/Pathé. E il racconto continua con i figli del Duce, veri o presunti, legittimi o illegittimi, riconosciuti o abbandonati. I figli lasciati morire.
Soldi e Sesso, ma anche Segreti.Segreti di “squadra e di compasso”, di rapporti con le logge, di alleanza con i gran maestri. E poi dall’astuto legame con la massoneria agli occulti finanziamenti della Francia. Dalla frode a danno di D’Annunzio agli accordi con gli industriali, dalle leggi ad personam, ai conflitti d’interesse, alla promessa di nuove guerre, per nuove armi e nuovi lucrosi affari. Fino al colpo di scena finale, l’ultimo segreto, solo da poco svelato: nel 1942 Mussolini ha fatto accreditare su un conto dello IOR, l’Istituto Opere Religiose, la banca del Vaticano, ben tre milioni di dollari, circa 61 milioni di euro, con l’ordine di trasferirli negli Stati Uniti. E nel 1942 l’America è già una nazione nemica! A cosa dovevano servire quei soldi? È l’ammissione che il duce vedeva la sconfitta vicina? È quasi un’assicurazione sulla vita dopo la disfatta? O c’erano altri scopi a noi sconosciuti? La Storia dovrà ancora indagare in cerca di risposte.

Il silenzio


Non solo gli italiani sono andati in vacanza (alcuni, non tutti). Ma anche certe notizie (alcune, non tutte).

Oggi Il fatto quotidiano torna a titolare in prima paginasullo scontro (perchè di questo si tratta) tra parti dello stato e parte della procura di Palermo: le azioni disciplinari aperte contro i pm Messineo e Di Matteo, contro il pg di Caltanissetta Scarpinato per la sua lettera letta ai funerali di Borsellino.
Sugli altri giornali: zero tituli.

Su repubblica l'allarme della BCE, la golden share, per privatizzazione all'italiana le aziende strategiche.



Su Libero un Bersani in veste di rapinatore (perchè stiamo per entrare in 
campagna elettorale, e lo slogan è quello della sinistra delle tasse). 

Sul corriere la notizia è quella degli incontri in carcere di Beppe Lumia e Sonia Alfano per cercare di far collaborare con la giustizia i boss mafiosi.


E la trattativa stato mafia, il conflitto sollevato con la Consulta contro i pm di Palermo, le azioni disciplinari contro questi magistrati? Silenzio.

Uscire dalla crisi senza aiuti


Tito Boeri è un economista vero, serio: su Repubblica di oggi commenta a modo suo le ipotesiricorrenti sul taglio del debito pubblico tramite dismissioni.
Anche la più ottimista delle previsioni, 50 miliardi all'anno secondo Grilli, sono solo un settimo di quanto dobbiamo impegnare ogni anno, i 350 miliardi richiesti per coprire i nostri titoli in scadenza. Dunque si alle dismissioni, ma non illudiamoci che sia questa la panacea.
Inoltre Boeri solleva un problema di conflitto di interessi, nel caso la Cassa depositi e prestiti si debba comprare quegli immobili: la Cdp è controllata dal Tesoro, che supervisiona le Fondazioni bancarie con cui dovrebbe fare affari, per la vendita di immobili di Stato tramite la Cdp …

Che fare? Boeri suggerisce di sfruttare meglio i beni che lo stato da in concessione ai privati. Come le spiagge italiane: le concessioni pagate dagli impianti balneari sono coerenti coi guadagni che queste beneficiano da questo bene comune?
E ci sono anche le concessioni per le frequenze TV, le concessioni autostradali.
Forse tutto questo è molto complesso, e dunque è molto più semplice aumetare le accise sulla benzina per trovare qualche milione per i terremotati.
Sempre per il principio per cui la patromoniale non si può fare (perchè è una tassa, perchè poi i soldi scappano all'estero …) mentre si può continuare a fare pagare un po' di più di tasse a tutti (colpendo le fasce deboli). Oltre alla benzina in aumento, Confartigianato ha scoperto che la nostra è bolletta elettrica più cara d'Europa.
Una volta si parlava della questione dell'Ici della Chiesa e , anche, di una revisione del Concordato (come stabilito anche dalla legge del 1984). Data la crisi, potrebbe essere la volta buona. Date a Cesa ciò che è di Cesare ..

Non solo servirebbe far fruttare meglio i beni pubblici, il turismo culturale (e non quello dei casinò e delle barche per vip, come suggeriva ieri sera Briatore su La7), il fatto di essere un museo a cielo aperto, ma servirebbe anche che le tasse fossero pagate da tutti.
E qui però, ci scontriamo col fatto di essere un paese dove si predica bene ma si razzola male.
Corruzione, evasione, elusione, lotta ai capitali nei paradisi fiscali, clientelismo.

Ieri abbiamo scoperto che un sottosegretario del governo (che cura i rapporti con l'università) è indagato per una inchiesta su un concorso truccato.
Un altroministro ex banchiere è indagato per una presunta frode fiscale.
E questo è il governo che ci chiede i sacrifici, che dice che dobbiamo abbandonare il posto fisso, che se siamo in crisi è perchè abbiamo vissuto al di sopra delle possibilità.
Insomma, se il buon esempio deve venir dall'alto...

Le liberalizzazioni dovevano migliorare la concorrenza, togliere di mezzo i monopoli, e invece scopriamo che un'azienda di Stato, come Trenitalia, è stata multata dall'Antitrust perchè ostacolò la concorrente Arenaways.
Ma non possiamo nemmeno dimenticarci della vicenda Alitalia: la privatizzazione dei “patrioti” italiani, tra cui anche il patron dell'Ilva di Taranto, Riva. Tirato nella cordata dal banchiere Passera, allora alla ricerca di investitori per rilevare la good company.

Perchè al Consiglio dei ministri non si rivedono le puntate di Report e Presa diretta, di questa stagione e delle passate, per capire dove mettere le mani, per sprechi e inefficienze?
Sanità, scuola pubblica, le fabbriche, l'agricultura, le spiagge, i musei e la cultura, la macchina della giustizia, le Authority.

Purtroppo Monti ha anche ragione quando dice che “Dobbiamo farcela da soli”, senza aiuti europei (alla faccia del'euforia del 1 luglio, dopo l'accordo con la Germania). La Grecia è lì a spiegarci perchè.


09 agosto 2012

Piano d'autunno



Nel paese dove si dimettono in pochi, fa quasi ridere che per salvare il paese la strada trovata sia quelladelle dismissioni.

Dismissioni dei beni pubblici, di aziende municipalizzate, di caserme (ma non eravamo riusciti nemmeno a farne un censimento), di palazzi di pregio e perfino di castelli.
Leggo che a comprare questi beni dello stato potrebbe essere la Cassa depositi e prestiti: la strada è ancora quella di andare a prendere i soldi laddove è più facile trovarli (i risparmi postali).
Ma chi comprerà, questi gioielli del paese? Fondi sovrani di paesi esteri, fondi di investimenti, che trasformeranno castelli, ville e caserme in resort, alberghi cinque stelle, casinò. E l'Italia, in cosa sarà trasformata? In una Las Vegas?

Finite le industrie, azzoppata la ricerca, è questo il disegno che governo e partiti hanno in mente?


Già, i partiti.
Tutti eccitati da questa parola: dismissioni. Ma come, abbiamo tutto questo bene di Dio e ce lo teniamo?
Siamo di nuovo ai trucchi contabili delle legislature passate.
Per risanare i conti e salvare il paese, i tecnici hanno prima provato con tasse e tagli. Poi un abbozzo di riforme (liberalizzazioni e riforma del lavoro). Ora una manovra nascosta, nascosta dalla spending review.
Ma le cose non migliorano: dunque si parla di spending review fase due. E allora, lunga vita ai tecnici.

Malcolm Pagani, su Il Fatto, parla dei dati sull'evasione: quest'anno, dice lo studio di Confcommercio, l'evasione aumenterà rispetto al 2011 (nonostante i blitz).
Tutta colpa del fatto che siamo 26esimi su 26 (tra i paesi dell'Eurozona, dell'UE o extra come Usa e Giappone che hanno dati confrontabili con noi) sui tempi della giustizia.
Sulla burocrazia siamo al 20 esimo posto: troppa burocrazia e la situazione è immutata rispetto al passato.
L'Italia è al 25 esimo posto su 26 per tangenti e pagamenti irregolari. Siamo davanti solo alla Slovacchia.
Infine, per l'output pubblico, l'efficienza dello stato siamo al 23 esimo posto.
Il documento citato si chiama Una nota sulledeterminanti dell'economia sommersa”.

Cambiare il paese in termini di burocrazia, evasione, corruzione efficienza? No. Molto più facile prendere soldi da pensionati, lavoratori, da chi non può evadere.

08 agosto 2012

La macrobufala

«La chiami pure macroregione del nord, una cosa strutturata, con Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli ed  Emilia Romagna, e che visibilmente avrebbe un Pil superiore alla Baviera. Saremmo una potenza europea...». Formigoni, intervistato da Libero

Ma le notizie sul crollo industriale non arrivano al celeste?
E sulla penetrazione mafiosa dentro le grandi opere, il commercio? Gli incendi e gli atti intimidatori, che non vengono denunciati per paura ?
E il pirellone degli scandali (mentre in Germania, ci si dimette per molto meno)?

L'incauto Monti

Almeno adesso dovrebbe essere più chiaro chi comanda veramente nella strana maggioranza e chi ha in mano le redini del governo tecnico.

Bersani, che comunque non darebbe mai a Monti un dispiacere, non si prenderebbe mai le scuse di Monti, per una dichiarazione fuori luogo o sopra i toni.
Come è invece accaduto a Berlusconi dopo le dichiarazioni, incaute, sul cavaliere e lo spread a 1200.
Pronta la risposta del PDL, che ha fatto andare sotto la sua stessa maggioranza, tanto per far capire al professore chi comanda.

D'altronde Monti, i temi cari a B. e alla sua maggioranza, li ha potuti solo sfiorare: le intercettazioni, la corruzione (vedremo se a settembre passerà la Severino riuscirà a far approvare qualcosa), la riforma della Rai, una legge sul conflitto di interessi.

Forse qualcuno nel PD dovrebbe iniziare a ripensare il ruolo del suo partito in questo governo tecnico: quello del servo buono solo a votare con la fiducia i decreti del governo (ultimo, la spending review).
E gli elettori a considerare una cosa: se il disegno della grande coalizione prende forma, quello che sta succedendo ora, continuerà per i prossimi anni, in peggio.
In Germania il parlamento ha fatto capire a Monti che da loro, la separazione dei poteri di uno stato è una cosa che prendono sul serio.

Da noi, sembra tutto folklore: perchè da fine settimana la Camera andrà in ferie e nessuno ne sentirà la mancanza.
Gli esodati.
Le persone di Taranto che dovranno convivere con un'azienda che inquina e uccide (e possono solo sperare nell'azione di controllo della magistratura).
La recessione, il boom della cassa integrazione, il crollo del PIL (sotto le stime previste), la disoccupazione giovanile.

Tutto può aspettare.   In tema: - la proposta di Mucchetti per l'abbattimento del debito pubblico.

La regina del catrame di Emilio Martini

Le indagini del commissario Bertè.
Trasferito per punizione da Milano nella piccola Lungariva, in Liguria, il vicequestore Bertè passa le sue giornate tra la lettura dei libri gialli, la scrittura di racconti (di nascosto , perchè non ha il coraggio di presentarli ad un editore) e le piccole cose di un commissariato di provincia.
Finchè, anche nel piccolo paese, uno di quelli che vivono di turisti e che si svuotano di inverno, non capita un caso di omicidio.
Una donna, trovata uccisa a sassate sulla spiaggia: la regina del catrame, per le macchie nere che il catrame ha lasciato sul corpo, e perchè così era chiamata dalle persone della spiaggia. La regina. Vedova e nemmeno più giovane, ma con una brutta nomea alle spalle, per la sua passione per le avventure, nemmeno troppo mascherate, anche con persone del posto.
In troppi potrebbero averla uccisa, per gelosia, odio, o in preda ad un raptus?

Bertè indaga, a modo suo: senza preoccuparsi degli sguardi delle persone sulla spiaggia, che non riescono ad accettare questo poliziotto anomalo, con la coda, che sembra più un ex rocker che un funzionario della polizia.
La sua indagine in mezzo ai bagnati lo porterà a scoprire piccole storie di paese, piccoli drammi familiari, fino alla verità.
Inaspettata.

La regina del catrame è un giallo in cui il piano investigativo si sovrappone al piano personale del protagonista: la macchia del suo passato, la sua piccola infatuazione per Marzia, la padrona della pensione in cui vive, il ricordo di Milano, la sua passione per la lettura ..
Un promettente esordio.

Sinossi:
Il suo nome è Gigi Berté. Commissario Berté. C'è una macchia nel suo passato, un buco nero che gli è costato il trasferimento da Milano a Lungariva, uno di quei paesini liguri che sono troppo pieni d'estate e troppo vuoti d'inverno. In attesa di trovare casa vive nella pensione della Marzia, una donna bella ma decisamente sovrappeso, l'esatto contrario del suo immaginario erotico. Il commissario ha un segreto che non ha mai rivelato a nessuno: scrive racconti gialli e surreali. Ma poi il morto ammazzato arriva per davvero. In un angolo della spiaggia di Lungariva, in mezzo ai bagnanti. Per il commissario Berté è arrivata l'ora di mettersi al lavoro e chissà se per risolvere il caso gli servirà di più la sua esperienza di poliziotto o il suo intuito di scrittore...
Il link per ordinare il libro su ibs
Technorati:

07 agosto 2012

Le vere colpe sull’Ilva di Bruno Tinti

L'articolo di Bruno Tinti di oggi, sull'inchiesta della procura di Taranto per l'Ilva.
Il disastro ambientale, le migliaia di morti, l'ambiente contaminato e i costi per rimetterlo in sicurezza: paghrà qualcuno per questo, o passerà tutto in secondo piano, di fronte al ricatto del lavoro?

Bruno Ferrante, presidente dell'Ilva:
"Se passa la linea tracciata dal Gip nel suo provvedimento chiaro e netto”, se il Riesame non imprime un altro corso alla vicenda, "possiamo
solo chiudere: non abbiamo altra scelta" a spegnersi sarebbe "non solo tutto lo stabilimento di Taranto, ma anche Genova e Novi Ligure, che vivono su quanto Taranto produce".

Scrive Bruno Tinti:
PER ASSOCIAZIONI industriali, politica e sindacati tutto questo ha poca importanza. Straparlano, mentono e attaccano la magistratura, colpevole di attentato all’economia della nazione e al diritto al lavoro dei dipendenti Ilva. Federacciai accusa la magistratura tarantina di mettere in pericolo
“la reale possibilità per interi settori dell’industria di base di rimanere a operare sul suolo patrio”. Ilva ammazza la gente, ma questo non è sufficiente per buttarla fuori da detto suolo. Poi si rende conto che sta dicendo una cazzata e corre ai ripari. Mentendo: “Se un impianto in regola con le norme ecologiche, nel mezzo di un percorso di adeguamento alle nuove migliori tecnologie per la tutela della salute e dell’ambiente può essere chiuso dal provvedimento di un magistrato sulla base di opinabili correlazioni tra esistenza dell’impianto industriale e salute all’intorno, non vi è più alcuna certezza del diritto”. La Procura di Taranto ha proceduto con incidente probatorio; cioè ha chiesto al giudice di disporre una perizia alla quale potevano partecipare i consulenti della difesa. Ma né i consulenti né gli avvocati hanno prodotto uno straccio di memoria, di consulenza alternativa, di istanze per accertamenti eventualmente trascurati; insomma Ilva non ha contestato nulla di quanto i periti hanno accertato. E adesso Federacciai straparla di stabilimento “in regola con le norme ecologiche” e di “opinabili correlazioni” con la salute pubblica. E perché non gliel’hanno detto prima alla procura, nei 2 anni durante i quali i periti hanno proceduto agli accertamenti, che tutto era a posto? Non lo sa Federacciai che sono stati documentati da telecamere fisse ben 200 sversamenti di polveri in soli 40 giorni? E ha il coraggio di sostenere che esiste un “percorso di adeguamento alle nuove tecnologie...”? Che i “padroni ” se ne infischino di 11000 morti può non stupire. Ma che la politica lanci avvertimenti minacciosi (alla magistratura, non a Ilva) fa parte di quelle cose a cui, anche se viste tante volte, si fa fatica ad abituarsi. Il ministro dell’Ambiente Clini dice che al momento non c’è un possibile conflitto di competenze con la magistratura, “ma potrebbe determinarsi qualora si attuasse la convinzione che il risanamento di Ilva arrivasse per via giudiziar ia”. Cioè: se il sequestro di Ilva continua fino a quando non smette di ammazzare la gente, può nascere un conflitto. Perché Clini è convinto che “Ilva possa continuare a produrre acciaio e rapidamente allinearsi agli standard e le indicazioni della Ue in 4 anni”. E di quello che succederà alla gente in questi 4 anni? Clini non se ne preoccupa, ma la procura deve farlo per forza perché l’art. 321 (il sequestro preventivo, quello che è stato attuato) dice che si devono sequestrare le cose (in questo caso Ilva) la cui libera disponibilità può aggravare o protrarre le conseguenze del reato. QUINDI il conflitto ci sarà: perché Clini vuole che la produzione sia ripresa subito purché si inizi il risanamento; ma finché il risanamento non sarà completato Ilva continuerà ad ammazzare e il sequestro non potrà essere revocato.

Dei sindacati non parliamone. È tutto un fiorire di frasi prive di significato, anzi di una sola variamente declinata: “Bisogna coniugare il diritto alla salute con il diritto al lavoro”. Che è una vera stupidaggine. Se intendono dire che il lavoro si deve svolgere in condizioni di rigorosa tutela della salute, allora Ilva non può essere dissequestrata fino a quando non sarà risanata. E se vogliono dire che i lavoratori devono poter lavorare anche in condizioni precarie per la salute, ma rassicurandoli che tra 4 anni tutto sarà a posto, allora è una criminale cazzata. Nel frattempo, perché non ci siano dubbi sulle loro intenzioni, Camusso, Bonanni e Angeletti spiegano che “Cgil, Cisl e Uil sono a fianco di tutti i lavoratori coinvolti in quanto il diritto al lavoro, pur nel rispetto delle prerogative della magistratura, non può essere messo in discussione” e che “nelle assemblee convocate dalle organizzazioni sindacali saranno attivate tutte le iniziative utili al sostegno della vertenza con lo scopo di difendere e tutelare il lavoro”. Cioè scioperi e blocchi stradali contro la “decisione fortemente invasiva della magistratura” (Ghini, segretario nazionale della Uilm). Chissà cosa avrebbero detto Camusso e compagni se qualche “i nva s i vo ” giudice avesse sequestrato nel 1900 una miniera di zolfo in Sicilia, perché non gli pareva giusto far strisciare i carusi a centinaia di metri di profondità dentro cunicoli alti meno di un metro. Gli avessero promesso di ampliarli fino a 2 metri entro 4 anni, avrebbero chiesto il dissequestro per tutelare il diritto al lavoro di quei bambini?

A parti inverse

Provate un pò ad immaginare la questione che vede contro i pm di Palermo e il Quirinale, a parti inverse.
Sul colle non c'è Napolitano ma Berlusconi.
Intercettato dai pm di Palermo mentre parla con un testimone in un processo sulla trattativa: testimone che poi i pm ritengono aver mentito e che finisce così indagato.
Immaginiamo che la notizia delle intercettazioni sia data da un giornale vicino al presidente (quello immaginario).
Che poi venga ripresa da altri giornali che chiedono conto del contenuto delle telefonate e dell'opportunità delle stesse.

Ecco, ad un certo punto, un giornale vicino al presidente accusa i pm di Palermo di aver passato la notizia ai giornali (dunque anche a se stessi) e di aver tenuto un comportamento lesivo delle prerogative del presidente della repubblica, ai limiti dell'eversione.

Detto fatti, il CSM apre un fascicolo contro i pm di Palermo, il procuratore capo e un aggiunto, proprio sulle accuse del giornale.
Ecco, messi così i fatti, ipoteticamente, come li valuteremmo?

Saremmo così certi che i pm palermitano sono andati oltre i loro limiti?
Aggiungete ora questa considerazione: nonostante il conflitto sollevato con la Consulta su queste intercettazioni, oggi Il fatto (uno dei giornali incriminati) scrive della proposta di legge sulle intercettazioni, ad hoc per il caso Mancino.
Che colmi le "lacune" delle leggi esistenti, che non limiterebbero o vieterebbero affatto le intercettazioni indirette al capo dello Stato.
A proposito di prerogative violate.

06 agosto 2012

La tromba d'aria di Inverigo



Probabilmente passerà alla storia: tra le 17 e le 17.30, una tromba d'aria ha scoperchiato il tetto in alluminio di una casa (costruita recentemente) che si è poi abbattuto in parte sui binari della linea per Asso, in parte sulla chiesa di S.Biagio.

E' durata poco, ma è stata molto intensa, nella zona tra Inverigo - Merone e la zona del lecchese. Rischio tropicalizzazione degli eventi anche da noi?

La notizia sul Giorno e sulla Provincia di Como .

Eroe di stato - Ninni Cassarà

«Con la piena consapevolezza dei pericoli cui si esponeva, nella lotta contro la feroce organizzazione mafiosa, ispirava, conduceva e sviluppava in prima persona e con eccezionale capacità investigativa una serie di delicate operazioni di polizia giudiziaria che portavano all'identificazione e all'arresto di numerosi fuorilegge. In un proditorio agguato teso davanti alla propria abitazione, veniva colpito da assassini armati di fucili mitragliatori, trovando tragica morte. Alto esempio di attaccamento al dovere spinto fino all'estremo sacrificio della vita.»
Medaglia d'oro al valor civile a Ninni Cassarà— Palermo, 6 agosto 1985


                         (Cassarà, Falcone e Chinnici, sul luogo del delitto La Torre)

Il vice dirigente della Squadra Mobile di Palermo fu ucciso davanti casa, il 6 agosto 1985, assieme al collega e amico Roberto Antiochia (l'agente Mondo riuscì a salvarsi).
In quella estate, Cosa nostra decapitò il vertice della Mobile: a luglio fu ucciso anche il responsabile della sezione catturandi Giuseppe Montana.
Di fronte al suo cadavere, il giudice Borsellino, con cui era legato anche da profonda amicizia nonchè stima, disse "convinciamoci che siamo cadaveri che camminano…".

Nemmeno questa paura lo portò a rinunciare a fare il suo dovere, fino in fondo, fino all'ultimo giorno.


La terapia di Alfano

La terapia di Alfano, sul corriere: "no scudi ma una terapia choc"

Hanno governato per 10 anni, dal 1994.
Col pdl (e FI) il debito pubblico è aumentato, così come sono aumentate le tasse.
Delle cartolarizzazioni di Tremonti (scip), ne hanno tratto beneficio solo i grandi costruttori e le immobiliari.

E ora, la loro terapia è la dismissione dei beni pubblici (non strategici) per 400 miliardi.
Dopo Grilli anche Catricalà parla di taglio del debito per 15-20 miliardi l'anno. Il suo progetto di dismissioni per un ammontare di 400 non è troppo ambizioso?
«Guardi, ho una grande stima per Antonio Catricalà. E, se fossi al suo posto, anch'io inviterei alla cautela. Ma questo è il momento in cui siamo chiamati ad avere più ambizione e coraggio. Stiamo curando il sintomo, cioè lo spread, ma ora occorre curare la malattia, la montagna del debito. Ci sono tutte le condizioni per avviare con decisione una terapia-choc, un grande progetto di abbattimento del debito, facendo dimagrire lo Stato e non i cittadini. Il nostro piano si ispira al lavoro dei professori Forte, Savona e Masera. Si tratta della valorizzazione di alcuni asset pubblici non strategici. È un'operazione che può portare il rapporto debito/pil sotto quota 100%. Lo strumento è un grande fondo al quale conferire beni immobili e anche alcuni beni mobili. Avremmo anche disponibili somme per dare respiro all'economia, abolendo l'Imu sulla prima casa e avviando un percorso di riduzione della pressione fiscale per tutti».
Il tutto condito con i soliti nuoghi comuni della sinistra delle tasse (come se in questo momento il PDL e Alfano non fosse parte della maggioranza), PD ostaggio della CGIL (abbiamo visto con la riforma del lavoro quanto "pesa" il sindacato) con l'ossessione del capitale privato (la patrimoniale, che permetterebbe l'applicazione reale del principio per cui “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”).
Ovviamente, candidato Berlusconi " Facciamo appello al suo senso di responsabilità nei confronti del partito che ha fondato e al suo amore per l'Italia".

Solo questo renderebbe suplerfluo considerare queste proposte.
Berlusconi: l'uomo che ha negato la crisi , l'uomo dei bunga bunga che ci ha reso ridicoli, l'uomo dei conflitti di interesse, l'uomo che faceva da bancomat per Lavitola e le Olgettine.

PS: i richiami a Casini, affinchè ritorni all'ovile, riusciranno?

L'ex popolo dei poeti navigatori e santi

Dobbiamo aggiornare l'adagio: "italiani, popolo di poeti, navigatori e santi".
E anche cacciatori e fiorettisti, visti gli ori vinti a Londra.


Il sistema Taranto: non vedo, non sento non parlo

Come ogni scandalo che si rispetti, quello di Taranto è nel piccolo , uno spaccato del sistema Italia.
Non vedo non sento non parlo.
L'avvocato che tranquilliza l'imprenditore, il padrone: "Non avremo sorprese e comunque la visita della Commissione allo stabilimento va un po’ pilotata".
C'era chi era preposto per controllare le emissioni, gli impianti, e che invece eseguiva i controlli pilotati.
C'era chi era preposto per raccogliere i problemi e le segnalazioni dei dipendenti dell'Ilva come i sindacalisti o ex sindacalisti "che non disdegnerebbero promozioni aziendali o l'assegnazione di premi di produzione".

E c'era anche chi avrebbe avuto il dovere morale di parlare, di scrivere quello che succedeva a Taranto, dentro la cokeria e nelle case. E che invece se ne è stato zitto. Il responsabile delle relazioni sul ruolo della stampa: "Bisogna pagare la stampa per tagliargli la lingua. Cioè pagare la stampa per non parlare".

La rete d'oro del pr dell'Ilva, Girolamo Archinà, aveva dentro sindacalisti, preti, politici, giornalisti, avvocati, funzionari dell'arpa.
Tutto questo sistema esce dalle intercettazioni, pubbliche perchè depositate agli atti, e ancora una volta non puoi fare a meno di pensare che è proprio per questo che oggi sono tutti contro le intercettazioni.
Perchè le intercettazioni parlano.

Parlano di un sistema che si ritiene al di sopra delle parti. Della legge. Delle regole.
Il solito capitalismo all'Italiana: liberale coi soldi pubblici.
Quasi con una certa fretta, il governo ha decretato quei 336 milioni di sodi pubblici per la bonifica di un sito di una azienda privata.
l'alibi dell'emergenza sociale e ambientale giustifica tutto, come ai bei tempi della protezione civile alla Maddalena e dell'Aquila.

05 agosto 2012

L'omicidio Carosimo, di Maurizio de Giovanni

L'omicidio Carosino. La prime indagini del commissario Ricciardi.

Incipit del racconto “L'omicidio Carmosino”:

Il bambino giocava nel cortile. Aveva trovato un pezzo di legno che opteva sembrare una sciabola, e aveva deciso di esplorare i dintorni. stava pensando di essere Sandokan: tigri feroci o feroci pirati, qualche nemico feroce lo avrebbe trovato. Si avventurò nel piccolo vigneto, e l'ombra confortevole nascondeva nella fantasia pericoli e misteri.Era perciò preparato quando, seduto per terra nell'ombra, vide la figura. Un uomo, giovane. IL bambino si avvicinò, con la sciabola alzata. L'uomo si girò, guardandolo: "non l'ho nemmeno toccata", disse. Il bambino lo guardò meglio: aveva la camicia intrisa di sangue, e dal alto sinistro spuntava il manico di un coltellaccio da giardiniere. Abbandoanata la sciabola, il bambino scappò gridando.

Il commissario Ricciardi è nato così, da questi tre racconti “L'omicidio Carosino”, “I vivi e i morti” e “Mammarella”, raccolti in questo libro. Come racconta in chiusura di libro l'autore stesso nel capitolo “Io e il commissario Ricciardi”, la fortunata serie nata dalla fantasia (e la bravura di Maurizio de Giovanni) cominciò quasi per caso, con un concorso letterario per giallisti esordienti.

Così, all'interno del caffè Gambrinus, davanti al computer, venne fuori quell'investigatore così capace, ma anche così strano. Gli occhi verdi, con un ciuffo di capelli pettinati all'indietro che ricade sulla fronte, quell'area così misteriosa, solitaria, come se si portasse dentro una qualche sofferenza che non si può comunicare all'esterno.


Ed è proprio così: quella cosa che Ricciardi si porta dentro si chiama Il Fatto.
Il Fatto. Ricciardi si era abituato a chiamare così la connotazione orincipale della sua vita, quello che lo rendeva così profondamente diverso da tutti quanti gli altri. il Fatto. Questo Fatto che ho, da quando mi succedde il Fatto, mi ha aiutato il Fatto. Ricordava fin troppo bene la maledetta prima volta che gli era successo il Fatto. E come quel bambino che entrava nel vigneto con la sciabola di legno era diventato quel giovane vecchio che ne usciva urlando, e come quell'urlo dentro di lui non si sarebbe mai spento.L'uomo che aveva visto allora era morto un anno prima, ucciso dall'altro lavorante pazzo di gelosia per un tradimento.Pagina 23

Il fatto, ovvero la possibilità di vedere e sentire gli ultimi attimi di vita delle persone morte in modo violento. Vedere i morti, rimandendo nel mondo dei vivi: come sospeso tra i due mondi.
I vivi e i morti, pensava Ricciardi. I vivi sembrano già morti, i morti pensano di essere vivi. Chi sono io, allora? Sono vivo, o forse già morto e nessuno me lo ha detto?  Pagina 69.
“L'anello .. l'anello che manca”, sono le parole che la duchessa Carosino pronuncia, prima di morire nel racconto “L'omicidio Carosino”, che è una sorta di embrione della storia poi sviluppata nel romanzo “Il posto diognuno”. Un racconto che mette assieme le due facce della Napoli raccontata da de Giovanni: la miseria e la nobiltà, e anche delle due cause dei delitti, come sostiene Ricciardi, la miseria e l'amore. 


“No, perchè a me si …. proprio voi, si … perchè a me si ...”, sono invece le ultime parole piene di disperazione pronunciate dal parroco della chiesa di San Sebastiano all'Olivella, nella miseria dei Quartieri Spagnoli. Prima di una serie di vittime, uccise con un punteruolo conficcato nella fronte: una storia di dolore e di vendetta.
Infine, una prostituta uccisa, sventrata da una lama, che prima di morire rideva dicendo
“Mi vuole da Mammarella”. L'unico dei tre raccontato in prima voce da Ricciardi stesso.

Gli ingredienti della saga ricciardiana ci sono tutti, in questi esordi di de Giovanni, ambientato nel 1929 (mentre i primi quattro romanzi sono del 1931): c'è la Napoli del fascismo che aveva abolito i delitti per decreto, con i suoi gerarchi e i loro amici e quanti cercavano di mettersi in luce col regime (come il questore). Fascismo che però, dietro l'apparenza di ordine e di sicurezza, non era riuscito (o non aveva voluto riuscire) a cancellare tutta la miseria di quei quartieri dove vivevano gli scugnizzi, che a piedi nudi combattevano la loro impari battaglia contro miseria e indifferenza.
Compaiono, al fianco del comissario Ricciardi, il fido Maione e il dottor Modo. La sua tata Rosa, che lo segue fin dall'infanzia.
Ed è presente anche la dolce e timida Enrica, la ragazza della finesta accanto, di cui Ricciardi è a modo suo innamorato, e che, alla sera, quando la osserva, gli regala gli unici momenti di pace della giornata.

Il link su ibs

Per andare dove vogliamo andare




Scusi, un'informazione: per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare? Sa è una semplice informazione ..

Totò Peppino e la malafemmina.

I titoli dei telegiornali di questi giorni ci dicono che “il tema delle allenze è al centro del dibattito politico”.
Le alleanze sono quelle nel centrosinistra, visto che dall'altra parte c'è ancora l'incognita cavaliere.
Intanto Alfano, dalle colonne dei giornali di centrodestra, fa sapere in che modo vuole abbattere le tasse: con le dismissioni dei beni dello stato. La domanda (non posta) che andrebbe fatta è come mai il PDL quando era al governo ha pensato ad altro?
Il partito dell'Idv sembrain fase di sgretolamento, per paura dell'allontanamento dal Partito democratico.

E allora le alleanze al centro. Bersani ha spiegato che le prossime alleanze saranno fatte coi partiti che convideranno, come il PD, lo spirito europeistico.
Certo: ma di quale Europa si sta parlando? Dire Europa non vuol dire niente. È la stessa Europa che ha tentennato sugli aiuti per la Grecia, che ha regalato soldi alle banche a tassi agevolati?

E di che spirito riformista si sta parlando?
Dello spirito che ha portato alle riforme come quella delle pensioni (che ha portato al problema degli esodati) o quella del lavoro?

Il problema è che per andare dove si vuole andare (al governo del paese), bisogna sapere dove si sta andando. Tradotto, bisogna capire prima che modello di paese e di democrazia si ha in mente.
E allora, anziché parlare per slogan (una cosa che ha francamente stufato), bisognerebbe far misurare le alleanze e i candidati con questioni reali.
A cominciare dalla questione dell'Ilva: quale è la proposta di Bersani, di Casini, di Vendola e degli altri candidati alle primarie nel centrosinistra? Si può coniugare sviluppo con l'industria, in Italia (in Europa ci riescono, almeno)? Oppure il verde, la sicurezza sul lavoro, la tutela dell'ambiente si devono sacrificare per fare porticcioli, aeroporti, TAV, autostrade?

Cosa ne pensano del tema del lavoro, del precariato, della disocupazione?
La strana maggioranza ha votato sì alla riforma del lavoro, che solo in parte dà garanzie ai precari e difficilmente creerà posti di lavoro (senza ricerca e una crescita industriale, pianificata, è difficile).
Non solo, nelle pieghe del decreto sviluppo è pure passata una legge che permette contratti a progetto a vita, nel settore dei call center. È questo il modello del lavoro, signori del centro sinistra?

Ancora ci ricordiamo le prese di posizione dei partiti (o le omesse prese di posizione) all'epoca del referendum di Marchionne, aPomigliano e Mirafiori.
Che fine han fatto le promesse fatte, su investimenti e posti di lavoro?
Per quelle promesse sono stati sacrificati dei principi, dei diritti.

E poi, c'è la questione delle intercettazioni (e della giustizia): quelle che ci raccontano delle presunte corruzioni dell'Ilva ai funzionari della regione Puglia, e che lambirebbero persino l'attuale ministro dell'ambiente.
Le stesse intercettazioni che spiegano quali fossero i rapporti tra Berlusconi e le olgettine, tra Berlusconi e Lavitola (lo chiamavano il nano maggiore).

Purtroppo ho l'impressione che tutto questo chiacchierare su alleanze, proposte di legge elettorale (che non arriva mai in porto) serva solo a prendere tempo e a non far emergere la vera questione. Se dovessimo chiedere aiuto all'Europa, come sembra, l'agenda politica del prossimo governo sarebbe a “sovranità limitata”. Dunque chi meglio di un tecnico per assumersi questi oneri?

Oggi i membri del governo assumono toni concilianti e tesi a tranquillizzare.
Catricalà, possiamo farcela da soli, non saremo sudditi dell'Europa, non temiamo di firmare un memorandum.
All'Italia non servono i soldi del fondo anti spread , il governatore della banca d'Italia, il governatore  Visco.

Il ministro del welfare: il rigore da solo non basta, penso ad un reddito di cittadinanza

Insomma, per andare dove dobbiamo andare, pare che non esista altra strada diversa da quella che stiamo percorrendo ..
Banche, cemento, grandi opere, nomine clientelari, corruzione, nessun ricambio generazionale.
O forse no.


Oggi Gilioli riporta il testo sottoscritto da Civati e altri, su quello che dovrebbe essere il futuro del centrosinistra. Noi crediamo:

Noi crediamo che il centrosinistra possa e debba proporre agli italiani una prospettiva ideale e concreta che non rimanga paralizzata per tutta una legislatura dal mercanteggiamento triste con chi in anni recenti e meno recenti ha rappresentato una delle componenti che ci è più lontana culturalmente, politicamente ed eticamente, e che soprattutto è stata complice di Berlusconi nel portare l’Italia in questa crisi.
Noi crediamo che non sia una questione di ‘veti’ ideologici ma al contrario di pragmatica consapevolezza che una coalizione innaturale non porterà mai ad alcun reale risultato politico, né potrà mai dare all’Italia quella frustata di civiltà e di giustizia di cui ha fortemente bisogno.
Noi crediamo che sia necessario puntare non a una coalizione da sopportare, ma a un progetto da supportare. Non a una mediazione prima ancora di incominciare, ma a una grande sfida da raccogliere. Non crediamo a scelte che provengono da lontano, ma a quelle che lontano ci possono portare.
 
Questo testo è stato scritto da Giuseppe Civati, Sara De Santis, Piero Filotico, Alessandro Gilioli, Patrizia Grandicelli, Ernesto Ruffini e Guido Scorza, ma appartiene a tutti coloro che vorranno condividerlo.


03 agosto 2012

Tre deputati un sottosegretario ...

Ieri ad Omnibus, Pionati ha ammesso quello che tutti già sapevamo: la compravendita di deputati, nel dicembre 2010, per tenere a galla il governo Berlusconi.
Nel corso della trasmissione Omnibus su La7, l'onorevole ha spiegato che "quando c'è stato l'ultimo governo Berlusconi, se si creavano dei piccoli gruppi parlamentari, c'era un riconoscimento in termini di presenza al Governo. Sostanzialmente tre deputati che facevano gruppo avevano la possibilità di accedere a un sottosegretariato, cinque, come è successo, a un ministero".
[..]
rancesco Saverio Romano diventò Ministro dell'agricoltura per aver portato in dote alla maggioranza ben cinque onorevoli dall'Udc, mentre si sono dovuti accontentare di un posto da sottosegretario Elio Belcastro (per NoiSud), Bruno Cesario (Reponsabili), Catia Polidori e Giampiero Catone (ex Fli). Proprio un esempio edificante di buona politica.
[Espresso]
Pure questo è successo, nella nostra democrazia e la cosa peggiore che ci siamo pure assuefatti a questo schifo.
Altro che le procure eversive, come quella di Palermo, con le sue intercettazioni illegali (che ora verranno prontamente stoppate) ..

Effetto Draghi

                                (foto presa da Il fatto quotidiano)

Quando nel vecchio far West si va in giro sventolando la colt 45, come monito per gli altri pistoleri, poi bisogna essere pronti ad usarla, quella colt.

A mostrare la pistola e basta , come un bluff di poker, si rischia di scontrarsi con un pistolero che la sua pistola non solo la mostra, ma la usa anche.

Draghi, la settimana scorsa “Ho un messaggio chiaro da darvi: nell'ambito del nostro mandato la Bce è pronta a fare tutto il necessario a preservare l'euro. E credetemi: sarà abbastanza”.

Ho l'impressione che sia successo questo, con la BCE e Draghi: le sue parole di settimana scorsa hanno raffreddato gli speculatori e rintuzzato le borse. Ma poi, alle parole non sono seguiti fatti.
La banca tedesca si è opposta all'acquisto di titoli da parte della BCE, r ora ci troviamo di nuovo con uno spread sopra 500, il crollo delle borse, coi tassi sopra il 6% e con la necessità di chiedere aiuto all'Europa.
L'alternativa all'aiuto dell'Europa sono altri tagli, altri sacrifici. Sempre Draghi, ieri “i governi devono essere pronti ad attivare i fondi Efsf/Esm sul mercato obbligazionario, quando sussistono circostanze straordinarie sui mercati finanziari e rischi per la stabilità finanziaria, con una condizionalità stringente ed effettiva”. 

Oggi ci spiegheranno che le borse, i mercati, sono cose più complesse, difficili da comprendere.
Magari è la volta buona in cui si decide che si può fare a meno del TAV Torino Lione, di tutte queste missioni militari all'estero e che è arrivato il momento di fare la guerra all'evasione (e ai paradisi fiscali).


Update: è proprio vero .. questa crisi finanziaria non finisce mai di stupirci. Dopo la giornata nera di ieri, la ripresa delle borse di oggi. 
Al tg3, l'economista Tito Boeri spiegava alla Berlinguer come questa sarà la norma per i prossimi mesi. L'alta variabilità dei tassi, e dell'andamento dei titoli.

02 agosto 2012

Causa e effetto

Quella di Taranto non è una emergenza: è frutto di anni di sottovalutazione del problema dell'inquinamento (in buona o cattiva fede).
Prendersela con la magistratura, come fanno certi giornali (strumentalizzando) o parte dei lavoratori (per timore della perdita del lavoro ) significa voler distogliere l'attenzione dalle origini del problema.

La causa di malattie e morti sono le emissioni, l'insufficienza degli investimenti contro l'inquinamento, la troppa burocrazia sulle norme in difesa del territorio.
Il ministro dice che “potrebbe essere più complesso identificare una relazione diretta, causa effetto, con la situazione attuale degli stabilimenti Ilva a Taranto”.
Ma a questa situazione si è arrivati dopo anni di inquinamento e di mancati o inefficaci controlli anche da parte del suo stesso ministero. E non solo: l'ex ministro del lavoro Sacconi ha indicato nella magistratura una roccaforte della "cultura anti-industriale".

Quando si arriva a queste situazione, dove si mescolano tensione sociale (gli scontri al comizio dei sindacati federali) con danni alla salute all'ambiente è già troppo tardi.
Ma noi siamo il paese delle emergenze e dei commissari. E l'effetto è quello che ora è sotto gli occhi di tutti.
Ricatti, malattie, la polvere nera sui muri, nelle case, un'assett industriale a rischio .


 

Adda veni .. o forse no ?

Abbiamo una disoccupazione da record (alla faccia delle delusioni per le olimpiadi di Londra).
Non si trovano i soldi per tutelare qualche altro esodato, ma sono spuntati fuori i 4 miliardi a MPS (con sottoscrizioni garantite dallo stato per questo importo) nelle pieghe del dl dismissioni e della spending review.
I veleni dell'Ilva di Taranto ( e di tutte le altre Ilva di Italia): però il ministro rassicura "non è detto che uccida ancora" (chi vivrà, vedrà?).
Un altro banchiere indagato: dopo Passera, Profumo, Ponzellini, tocca a Nagel (Mediobanca), il manager è "accusato di ostacolo all’attività di vigilanza nell’ambito dell’inchiesta del pm Luigi Orsi su Premafin e Fonsai" (l'accordo segreto con Ligresti).
Il fondo anti spread potrebbe servire anche a noi, ma Monti ieri ci faceva sapere che la fine del tunnel è vicina.
Ma se si vede la luce alla fine del tunnel, la luce per la nuova legge elettorale ancora non si vede.
Mentre potrebbe essere in arrivo una nuova legge che stringe sulla pubblicazione delle intercettazioni: per tutelare i terzi non indagati.
Peccato che la storia giudiziaria insegna (e oggi lo racconta Il Fatto) come proprio dalle intercettazioni sui terzi (non ancora indagati) emerga il "contesto" squallido di raccomandazioni, amicizie, favori e ricatti, corruzioni e bustarelle, sudditanze e sottomissioni.
Una volta si diceva "adda venì ..".

Ecco. Oggi non sai nemmeno se augurarti che arrivi qualcuno (l'ennesimo salvatore) per farci uscire dal pantano.
Perchè anche Papi è nei guai: il Milan che ha dovuto vendere campioni,  la crisi delle sue aziende, la corte da mantenere ..

2 agosto 2012


E' un segnale importante, la presenza del governo (nella persona del ministro Cancellieri), alla cerimonia per ricordare le vittime della bomba alla stazione di Bologna.
Era il 2 agosto 1980: le sentenze passate in giudicato hanno detto che sono stati tre esponenti dei Nar a mettere la bomba che fece 85 morti e più di 200 feriti.
Ma se sui responsabili possono esserci ancora dei dubbi (e altre indagini sono in corso), sono certi i depistaggi di personaggi dentro le istituzioni (il Sismi del generale piduista Santovito e di Francesco Pazienza, il faccendiere) e nella zona grigia a contatto con le istituzioni (la P2 di Licio Gelli).
Lo Stato ha ancora molto da farsi perdonare, per tutto quello che non ha fatto o che non ha voluto fare, per la scoperta della verita (su questa e su altre stragi e misteri).
Almeno oggi, si rida credibilità a questo Stato.
Anche in nome dei morti del 2 agosto 1980.